Amici e patrioti
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Diario, il 4 febbraio 2009
Mettete in correlazione, come lo sono, queste quattro notizie.
- Il Senato ha dato il via libero definitivo alla ratifica del Trattato di amicizia, collaborazione e partenariato Italia-Libia, firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dal leader libico Muhammar Gheddafi. Con il trattato l'Italia si è impegnata a pagare cinque miliardi di dollari alla Libia nei prossimi 25 anni da destinare a progetti infrastrutturali nel paese, oltre che fornire le scuse per il passato coloniale nel paese nordafricano. L'accordo prevede in particolare la realizzazione di un'autostrada costiera che attraverserà la Libia dal confine con l'Egitto a quello con la Tunisia.
- Impregilo (Benetton, Ligresti e Gavio), già in affari con la Libia di Gheddafi, farà l'autostrada promessa da Berlusconi. Per chi l'avesse dimenticato i magnifici 3 sono tra i patrioti, amici di Berlusconi, che hanno "salvato" Alitalia con un modico esborso e facendo un affare d'oro.
- Il governo tassa l'Eni per trovare i fondi necessari per pagare Gheddafi: secondo quanto si legge su MF, per finanziare l'autostrada che l'Italia regalera' a Gheddafi e gli altri oneri dell'intesa raggiunta tra Roma e Tripoli, il terzo dei cinque articoli che compongono il provvedimento prevede l'introduzione di un'addizionale del 4% sugli utili ante imposta e dalla lettura dei requisiti che devono avere le società per essere sottoposte a questa addizionale, del resto, emerge che saranno colpiti tutti gli operatori con sede in Italia (Eni in primis).
- Il prossimo ingresso della Libia nell'Eni con una quota di capitale rilevante è stato concordato con il Governo italiano e avverrà quando le condizioni della Borsa lo consentiranno. Come ha dichiarato al «Sole-24 Ore» l'ambasciatore di Tripoli a Roma, Hafed Gaddur, l'obiettivo del Libyan Energy Fund, il fondo sovrano che acquisirà la partecipazione sul mercato, è di arrivare fino al 10% del gruppo.
Riepilogando. Berlusconi per fare la pace con Gheddafi spende 5 miliardi (dei contribuenti) e dirotta parte di questi soldi ai suoi amici facendogli costruire l'autostrada libica. Parte del costo verrà finanziato tassando i profitti dell'Eni e permettendo a Gheddafi di comprarsi il 10% dell'ente petrolifero italiano quando i prezzi di borsa saranno "congrui" (cioè a prezzi stracciati, se la tassazione avrà anche il prevedibile effetto di deprimere il titolo e se Scaroni in aprile, come è probabile, visto il calo del petrolio e i consumi in diminuzione, sfornerà un cattivo bilancio).
Morale della favola: Berlusconi procura affari d'oro agli amici (a buon rendere) e spalanca a Gheddafi le porte del capitalismo italiano, alla faccia del patriottismo e soprattutto dei contribuenti italiani che pagheranno il conto, nel silenzio assordante dell'opposizione.
Dopo Alitalia, Telecom Italia
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Diario, il 25 settembre 2008
Dopo la titanica fatica di regalare Alitalia ai suoi amici "capitani coraggiosi" accollando ai contribuenti i tre miliardi di debiti della compagnia, il Cavaliere compie un'altra impresa a spese del popolo italiano.
Oggi la Telecom ha annunciato al mercato un possibile aumento di capitale riservato ai "libici". Poche settimane fa il nostro amatissimo premier aveva regalato miliardi di euro a Gheddafi per "fare la pace", chiudendo lo storico contenzioso con la Libia. Naturalmente i miliardi non erano suoi ma del popolo italiano. In cambio Gheddafi dà una mano a Telecom (si parla di 3-4 miliardi, che sono sempre noccioline rispetto ai 36 miliardi di debiti della società telefonica).
Ovviamente i soldi finiranno nelle tasche dei soci forti di Telecom: Banca Intesa, Generali e Mediobanca, dove lo stesso Berlusconi, attraverso Fininvest, ha una consistente partecipazione ed ha piazzato nel CdA la figlia Marina. Conflitto d'interessi? Macchè, è la dimostrazione che Berlusconi è un grande statista e un grande imprenditore. In nome e con i soldi del popolo italiano.
Grana Padana
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Diario, il 4 maggio 2008
Caso Calderoli, interviene D'Alema: "La formazione e composizione del nuovo governo è una questione interna, regolata da precise disposizioni costituzionali". Giusto. Le catastrofiche conseguenze di una nomina a ministro di Calderoli saranno, purtroppo, c...i amari soprattutto per noi italiani.

vignetta tratta da l'Unità.it